andromaca, civica

scritto lunedì 16 luglio 2007 alle 09:02

Fulminare e cogliere il testo teatrale nelle sue diversità interne; attivarne l’universo significante con straordinaria immediatezza. E’ quello che fa Massimiliano Civica, in una tagliente lettura dell’”Andromaca” di Euripide, fino al 10 marzo al teatro Furio Camillo.
E’ la storia dei parenti di Neottolemo, che si affannano per averne la ragione, ignari che il padrone è morto a Delfi. Un testo minore, che affronta con assi narrative sconnesse, il discorso sull’inutilità del gesto terreno, sulla costante assenza delle divinità, e sulla solitudine di fronte al dolore.
Il giovane regista affida interamente la narrazione ad uno straordinario Andrea Cosentino, che superando le finalità stesse del performer, punta tutto sulla varietà di lingue e personaggi. E il testo si espande a macchia d’olio, scivolando su percorsi alternativi e paralleli, puntellati ai rapporti di forza fra gesti. E’ così che quella di Massimiliano Civica si rivela una fantasia fervida, che prevede con scansione “matematica” una costruzione ironica, grottesca, amara, e che porta al massimo rendimento le idee base del testo, giocando fra chiacchiere da portierato, versione dal greco, placebo siciliani e dialetto abruzzese. La scommessa è allora tutta sull’evocazione. Ed è vinta. Da vedere.
(Visto in marzo 2002)

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