il ferro e il cemento di Roma [fine]

scritto venerdì 7 maggio 2010 alle 11:03

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Ma veniamo alla seconda premessa dell’articolo di Pennisi, che si riallaccia alla vecchia convinzione che il trasporto sotterraneo sia l’unica ed universale soluzione per la mobilità urbana.
L’idea, almeno a Roma, rimonta agli anni ’60, e fu alla base d’una manovra speculativa che assieme alla pianificazione delle Olimpiadi (siano esse invernali, estive, natatorie, terrestri o paraplegiche da sempre le Olimpiadi sono occasione in Italia di enormi manovre speculative) attaccò su tutti i fronti la rete tramviaria della Capitale, per realizzare un grandioso progetto di metropolitana che non ebbe mai luogo, dal momento che col tempo ci si rese conto di come nella Capitale l’escavazione fosse complicatissima, richiedendo non sono profondità fino a 30/40 metri, ma anche un continuo zigzag fra ruderi e falde acquifere.
Nel frattempo, però, si era già smantellato.
I 400km di linea di esercizio al 1929, già razionalizzati in 200km negli anni ’30 vennero quasi completamente eliminati in favore del trasporto su gomma.
Il risultato di questa scellerata politica del trasporto metropolitano fu la fine d’una delle reti tramviarie più lunghe ed efficienti d’Europa, che non solo collegava il magistralmente tutte le zone del centro urbano, ma che estendeva i suoi tentacoli anche i castelli romani.
Di quel capillare apparato circolatorio, fatto di depositi e scambi e grandi aree industriali, alla cittadinanza non resta praticamente nulla. Neanche i capannoni che, come è il caso di quello a pochi passi da p.zza Re di Roma – già appartenente alla rete STFER – invece di diventare come si è paventato per anni, la sede del mercato rionale dell’Alberone diventeranno a breve un grande centro commerciale sulla già congestionata via Appia Nuova.
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Oggi Roma ha solo sei linee tramviarie e tanti progetti per la metropolitana, mentre molte capitali europee, compresa la “metropolitanatissima” Parigi, vedono oggi nella rete tramviaria il futuro della mobilità.
Intanto perché tram e filobus sono più economici e rapidi da costruire di quanto non lo siano le linee metropolitane. Inoltre perché la loro costruzione è reversibile ed ha costi di manutenzione più bassi e rischi e variabili di gestione inferiori rispetto ad una rete sotterranea.
Al tram bisognerebbe tornare, cercando contemporaneamente di adottare misure di contenimento drastico del traffico, che non siano solo palliativi per sanare le casse del comune e dei privati (è il caso delle fasce blu introdotte dal sindaco Rutelli o delle ZTL).

Italia 2013 è un blog collettivo il cui intento sarebbe quello di “capire com’è cambiata l’area metropolitana di Roma in questi anni e cosa è successo in questo Paese”.
Fucina di idee ed invenzione in vista delle elezioni politiche a venire, nella gerenza la redazione composita del blog si dice « sorpresa che Mentre negli Usa la crisi abbia implicato un’uscita “a sinistra” (con tutte le differenze del caso), in Italia si viri verso destra. »
Non si aspettava, la redazione, che « a Roma tutto ciò si sia manifestato con grande forza » e con lei – proseguono – anche le « forze politiche e la sinistra italiana» sarebbero stati colti da stupore. « Il voto di Roma e quello nazionale […] sono due passaggi che vogliamo leggere assieme […] allo scopo di fornire i dati che servono per riflettere e ripartire. Perché ci ha colto di sorpresa? Nel caso di Roma perché si erano smarriti gli strumenti per comprendere la città metropolitana e i suoi spazi di vita e lavoro. Nel caso della politica la diagnosi è semplice: una miscela di autismo e sclerosi. »
Le responsabilità non sono astratte.
Autismo e sclerosi, certo.
Ma di una sinistra clientelare che a Roma, in quindici anni ha pesantemente contribuito a rendere la vita reale delle persone un inferno di smog e lamiere, tirato a lucido dall’ultimo concerto di Fiorella Mannoia, Ligabue e Lucio Dalla nelle grandi piazze delle Notti Bianche.
Panem et circenses.

Collegamento al sito di Vittorio Formigari sulla storia della rete tramviaria romana
Puntata di aggiornamento di Report sulla questione dei Re di Roma

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3 risposte a “il ferro e il cemento di Roma [fine]”

  1. Riccardo Pennisi scrive:

    Il fatto è che due linee di metro è troppo poco. I sacrifici per aumentarle a quattro vanno affrontati, così per creare un minimo di rete: due linee a X sono inutili; quattro linee ramificate che passano tutte anche per il centro sono molto più efficaci, proprio perchè come dici tu il centro diventerebbe molto più accessibile ai cittadini romani.

    Con questa base, sono d’accordo che il tram veloce poi sia la soluzione migliore per una città tanto slabbrata e scollegata come Roma, sia per unire i capolinea delle metro, sia per collegare diversi quartieri nel frattempo riqualificandoli.

    Il sito dell’ATAC è ridicolo, non mi fare parlare, così come tutte le sezioni della pagina del Comune. Se vuoi incazzarti un altro po’ vatti a vedere la sezione TRAM della pagina del nuovo piano della mobilità “sostenibile”.
    http://www.psms.roma.it/frontpage

    Insostenibile!

  2. Riccardo Pennisi scrive:

    Il fatto è che due linee di metro è troppo poco. I sacrifici per aumentarle a quattro vanno affrontati, così per creare un minimo di rete: due linee a X sono inutili; quattro linee ramificate che passano tutte anche per il centro sono molto più efficaci, proprio perchè come dici tu il centro diventerebbe molto più accessibile ai cittadini romani.
    .
    Con questa base, sono d’accordo che il tram veloce poi sia la soluzione migliore per una città tanto slabbrata e scollegata come Roma, sia per unire i capolinea delle metro, sia per collegare diversi quartieri nel frattempo riqualificandoli.
    .
    Il sito dell’ATAC è ridicolo, non mi fare parlare, così come tutte le sezioni della pagina del Comune. Se vuoi incazzarti un altro po’ vatti a vedere la sezione TRAM della pagina del nuovo piano della mobilità “sostenibile”.
    http://www.psms.roma.it/frontpage
    .
    Insostenibile!
    .
    Poi vabbè, libero di pensarla come vuoi sul blog Italia2013, ma ogni post del nostro sito contiene sempre una parte propositiva, perchè le lamentele non ci piacciono.
    Mi piacerebbe leggere delle proposte e dei fatti anche in questo post così duro, ad esempio: dove costruire le linee tranviarie, quali misure antitraffico vorresti vedere applicate, in che modo il clientelarismo della sinistra ha peggiorato le nostre vite, ecc.

  3. artMobbing scrive:

    @riccardo.
    Due linee di metro. Tre. Quattro.
    Il problema è la quantità di automobili in circolazione.
    Le stesse che abbiamo fatto aumentare con ossimorici ecoincentivi. (Eco? Perchè? La macchina è forse un prodotto ecologico?)
    Inoltre, come si legge nella mia risposta al tuo articolo il problema non è quante persone sono capace di spostare al giorno, ma quante persone obbligo a muoversi in un giorno.
    Ed il carico aggiuntivo di pendolari che ci hanno regalato le centralità sarà duro da metabolizzare.
    Quanto alle proposte mi sembra di essere stato abbastanza chiaro.
    Una strategia del coraggio, come a Parigi oramai 5/6 anni orsono, quando contro tutte le categorie della strada (tranne che contro le puttane) si decise di ridurre le carreggiate in favore della mobilità collettiva.
    Ma certo: una volta ridotte le strade bisogna aumentare i mezzi.
    Ihaveadream. Or more.
    Una rete tramviaria estesa a tutta la città; la sincronizzazione del trasporto ferroviario scoperto di FS con la rete urbana; l’allestimento di treni leggeri sul modello RER francese, in modo da raggiungere rapidamente le periferie; il prolungamento degli orari di esercizio della metro; la nascita di un sistema di bikesharing che costituisca davvero una risorsa di trasporto.

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