inverno invisibile [ultimo]

scritto giovedì 25 gennaio 2007 alle 09:46

Ed ecco allora la stonata camminata per la rue st. Denis. Passando nel falso gelo del falso inverno della grande piazza. E del grande boulevard.
Un passaggio distratto sotto l'arco. Un pensiero lontano alla confraternita della Passione.
E alla passione e alla stretta del vuoto che attanaglia la gente.che vi ruota. A proseguire il passaggio stretto della mercanzia. L'esercizio del commercio si rinnova.
Le officine della periferia artigiana hanno lasciato spazio a questi pezzi di vetro di bottiglia. Il verde acido della birra scoppiata. Il nerogrigio delle mani poggiate sugli spigoli.
Kebab e cineserie.
Kebab e alimentation generale.
Kebab e scoppiati da ogni luogo. Riuniti nel triste rave della notte dei sans abri. Senza ripari né rifugi. Se non nel giallo delle dita macchiate dal pavé e dalla nicotina.
Dita che alzano il punto rosso di una cicatrice di tabacco. E che lanciano un segno inutile in direzione del…
in direzione del niente e del vuoto ancora.
Fahrenheit 71.00.
Rotondo.
Come rotondo è il suo passo uscito dalla copertina di un disco.
What's the story… morning glory.
Gloria del mattino incipiente che si spacca letteralmente nella notte. O che apre ad un chiarore sovraumano, quando i ventri obesi e le mani sudati dei mercanti sudano già alle prese con cassette e tavole.
Le luci accese a combattere una notte già vinta dal sole.
La profumeria Baldini.
Il sogno di gloria reale crollato assieme al pont au Change. E forse Grenouille è passato di qui.
Qui, le spalle alla città. Già fuori dall'arco. Già in una campagna manifatturiera di passaggi e mercanzie e carretti.
La pelle dura e preistorica dei litchis in un sacco trasparente.
Le mani sui fianchi in attesa attonita e stupida.
Occhio vitreo di notte.
La scorza che freme sotto le dita fino al punto di rottura. La pressione che taglia in una crepa oblunga la corteccia rugosa.
Uno schizzo di succo trasparente e freddo.
Lo zucchero nell'incavo della mano a congelare nel delizioso disturbo della tensione superficiale.
Acqua distillata nell'officina chimica di un ramo.
Fahrenheit 67.30. Fino a quando l'aria non rada a zero il picco anomalo di calore.
Il centro caldo del suo universo tiepido. Fino a disperderlo nel vuoto dell'infinito.
Acqua addizionata di un composto in grado di esplodere nel cervello in un fiotto di fresco. Turgido. Umido. Come la carcassa priva del seme, che scivola a mezzo centrimento dal sangue rovente della giugulare.
Odore e sapore come tempesta chimica.
— ralenty
Fahrenheit 66.12
Una rotazione del capo, ancora.
Fahrenheit 65.90
Una rotazione ebete del busto, di nuovo.
Fahrenheit 65.40
Verso il punto zero. Verso la media matematica del moto di tutti i punti in un volume dato.
Volume dato.
La temperatura scende soggetta anch'essa al mistero di una forza gravitazionale. Gravitazione e temperatura.
Punto zero. Ralenty.
"Il profeta non era uno stolto"
"Prego?"
– 64.90°F -
"Il profeta. Non uno stolto qualsiasi"
"Mai dato dello stolto al profeta"
"Sei cristiano?"
– 64.80°F -
"Non direi"
"Ma tua madre, o tua nonna. Loro erano cristiane?"
"…"
"Anche il tuo profeta portava la barba. E non era uno stolto."
"…"
– 64.73°F -
"Essa ha sette virtù."
– 64.68°F -
"Conosci la prima virtù della barba?"
"…"
– 64.50°F -
"Conserva i denti."
"…"
"Secondo: produce un potere nel tuo sguardo"
"…"
"Terzo: la forza del tuo sesso risiede in essa"
"…"
"…"
"E le altre 4?"
"Per quello c'è internet, no?"
– 64.40°F -
Nel momento esatto in cui il moto di ciascun punto è il medesimo. L'istante in cui il dentro ed il fuori corrispondono.
L'istante in cui è avanzato l'ennesimo infinitesimale passo all'arresto.
Istante di arresto.
Pausa, temporanea e relativa.
Blocco.
In quello stesso istante l'uomo si trasforma in un sacco nero con scarpe e cappello.
Sembrerebbe un ammasso di vestiti.
«ed ella disse: "Quando per udir se' dolente,
Vestiti freddi. Estivi.
«alza la barba»
Un odore sbiadito. Un odore sbagliato per la rue di St. Denis che rimane sempre buia. E che non si accorge del passaggio di un vento tiepido.
«e prenderai più doglia riguardando».
E' caldo oggi.
Saremo almeno a 64.40°. Fahrenheit, naturalmente. Calcolati con vero sangue di cavallo americano.
E poi che domande. Fossero stati celsisus saremmo lessi. La corteccia di questi litchis sarebbe rovente.
Marcirebbero gli occhi neri nelle orbite della polpa zuccherina.
Oppure avremmo aperto il sacco. Svuotato il contenuto in terra.
Deciso di camminare in direzione della Senna.
In t-shirt. O maniche di camicia.
E magari avremmo pensato che in estate, la barba, proprio non va.
Ma quello era soltanto un inverno invisibile.

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