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Allah, Google, i pescivendoli [II]

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google o allah?
Alle 13.30 però Parigi me la dimentico per davvero.
Dimentico tutto, anzi.
E mi pare di affondare in un sogno magnetico.
Vedo tutto dietro una lente di plastica. La luce parassita entra in un istante e solca lo sguardo di taglio.
Lunghe righe convesse tracciano la superficie umida delle mie iridi.
Bagliori.
Mi sembra tutto fotografato da una Holga.
Mi sembra tutto troppo strano.
Sarà che ho la maglietta intrisa della sera prima.
Sarà che ho il maglione intriso della birra della sera prima.
Sarà che ho dormito poco.
Sarà che le viscere mi si rivoltano in uno spasmo e che le sento incollate dal resto della schiuma.

Non basta neanche il croque che mangio, disgustato.

Sarà il fumo blu?

O forse è reale.
Bisognerebbe controllare su google map se il giorno in cui il punto geometrico spaziale, il satellite, è passato sulla precisa vericale dei poissonniers, bisognerebbe domandarsi se questo punto inesistente, se queste ascisse ed ordinate senza volume alcuno, non siano esse per caso passate di qua, sulla verticale dei poissonniers proprio di venerdì.
Magari un venerdì alle 13.30.
Magari anche lui, stanco, ubriaco.
Reduce da una nottata in cui il sole ha lambito di sbieco soltanto i suoi pannelli fotosensibili e pertanto stanco.
Satellite stanco ed ubriaco.
Stellite dopo la festa: guarda qui, satellite.
Guarda sulla verticale della rue poissonniers alla una e trenta minuti del pomeriggio.
Di venerdì.

Allah, Google, i pescivendoli [I]

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streetbière - photorights artMobbing @ rk22.com
La notte ai tre fratelli è stata.
Nel senso che è passata.
Mi stringo nel saccoletto. E non so dove sta il nord e dove il sud.
Anche perché in barba alla persona geografia di Parigi da questa parti quando si va a sud si sale e quando si va a nord si scende.
Dice: e allora?
Allora nella precipua geografia di questa città quando sei a nord e scendi la discesa di solito vai al centro.
Quando sei ad est e scendi la discesa.
Lo sai: vai al centro.
Qui no.
Perché poissonniers contorna la collina di montmartre e si lascia dietro una discesa, fino al peripherique.
Per cui, se applichi il principio della discesa ti trovi a fare il viados sul raccordo anulare.
Oppure ti deprimi semplicemente.
Oppure non sai più tornara a casa.
Ora però non cado più nella piège.
(e ce ne è comunque voluto di tempo, e ce ne sono voluti comunque di amici nel diciottesimo)
Ora però non so neanche dove sto io.

Alle 13.00 i rumori dello chateau rouge sono come morbidi.
Rumori molli.
Faticano ad uscire dalla foschia.
E da questo freddo.
Si incollano al nulla.
All’aria.
Non ti lasciano respirare.
Si incollano alle pietre delle case. Ed al pavé, che così non riesce ad asciugarsi.
Il pavé in questo budello stretto della rue poissonniers è sempre viscido.
La notte è viscido di alcool e vomito.
La mattina è viscido delle pompe ad acqua di propreté paris.
Il pomeriggio è viscido delle scorze e degli ortaggi che
le negre
rotonde
di queste parti
vendono

per la strada.

Come fossimo in africa.
Che vendono?
Cazzo non lo so.
E’ come una foto persa.
Ci puoi girare e rigirare intorno. Non la riavrai mai.
Perché il tempo non torna.
Dice: ma a Poissonniers ci torni quando ti pare e chiedi.
Si, risponde, ma non sarà più la stessa cosa.
Ed ora io vorrei avere parlato con una di queste uova nere che se ne stanno dal primo pomeriggio al freddobuio della notte a vendere.
Il bello è che vendono davanti agli occhi dei fruttivendoli.
Davanti agli occhi di chi ha un negozio.
Non si capisce neanche se facciano concorrenza.
Il negozio non ha gli stessi frutti loro?
Allora perché non li vendono al negozio?
Il sacco nero di plastica arrotolato davanti.
Un coltello per giocare.
Sembrano vecchie e bellissime e rotonde e grasse puttane in attesa dei clienti.
Ed invece vendono delle specie di melanzane nere.
Melanzane nere e basta.
Non hanno niente d’altro, se non le parole con cui empiono questo budello fino in cima. Fino ai tetti della rue poissonniers.
Tanto per farsi caldo.
Tanto per farci dimenticare Parigi.
E pensare che io non mi ricordo neanche dove sto dormendo.
Oddio. Pensare che non mi ricordo neanche dove sono.