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La colonizzazione non si fa solo con le armi, ma anche a colpi di cemento.
E non solo di cemento dozzinale e bunker, ma a colpi, pure, di cemento pregiato e modellato dall’inventiva e dal disegno computerizzato. L’architettura è strumento di invenzione e manipolazione dello spazio che comporta sempre in sé un’ideologia.
Ridisegnare lo spazio vuol dire attribuirgli alcuni valori e privarlo di certi altri.
Oggi si fa un gran parlare “dell’europeità” di Israele: anche al di fuori del dibattito politico e mediatico, mi capita sempre più spesso, di sentir dire della bellezza metropolitana di Tel Aviv.
È un fatto che merita attenzione per valutare l’orientamento dei nostri valori.
Se oggi un europeo può percepire Israele come prossimo alla sua identità è perché esso è il frutto di un processo di colonizzazione alla maniera europea, che ha seguito le regole economiche, militari e culturali inventate a beneficio di tutto un sistema ideologico ed industriale che, volenti o nolenti, ormai ci rappresenta.
Ed eccola la nuova costellazione metropolitana israeliana fatta di Architettura e Urbanistica, a tracciare frontiere culturali verso nord, giacché col proprio sud Israele fa fatica a discutere.
Ultimo caso, la città di Holon, che ha appena aperto il suo museo del Design, una imponente struttura in fasce d’acciaio progettata da Ron Arad Associates.
Holon apre il museo del Design, Roma il Maxxi, Parigi la città della moda… La comunanza di desideri ed ambizioni è comunanza di idee. Ed i desideri e le ambizioni sono nei “paesi industrializzati” le leggi della moda, del consumo, della comunicazione pubblicitaria.
maquette del progetto di Ron Arad per Holon
Lo dice a chiare lettere anche Galit Gaon, direttrice creativa del museo israeliano: la struttura è in sé un grande oggetto di design, il cui compito non è solo quello di contenere oggetti belli, ma « stimolare le industrie del paese a usare i designer, a capire che il design è parte fondamentale del processo di ricerca e sviluppo e che non è solo una questione di cosmetica finale del prodotto. » ( “Magazine dell’architettura”, anno 4,n°27 gennaio 2010).
Ribadire insomma l’inversione o l’annullamento del contenuto in favore della forma, che si registra nelle civiltà post-industriali.
La struttura di Ron Arad deve fare un effetto straordinario.
E forse farà un effetto straordinario anche sapere che ad appena sessanta km di distanza, vicinissimo a Gerusalemme c’è un villaggio, Lifta, che rimane un esempio unico di architettura tradizionale palestinese. Praticamente intatto da almeno il XVI secolo, si pensa che la sua fondazione rimonti a tempi di Nephtoah. Lifta fu abbandonato nella 1948 a seguito degli episodi di pulizia etnica da parte di Haganah.
Attualmente parte di un parco, la municipalità vuole oggi radere al suolo Lifta, sostituendogli una lussuosa rivalorizzazione, forse proprio ispirata ai moderni principi del design.
La petizione in linea
La sua traduzione in italiano
Reinventing Lifta: un articolo dettagliato su cosa riserva il futuro al villaggio di Lifta