la città senza gatti: chats perchés

scritto lunedì 16 luglio 2007 alle 08:42

chat perché alla manifestazione del primo maggio
Parigi. Il suo romanticismo.
Chat Perchés, ultimo documentario per la televisione di Chris Marker è una storia sul tempo e sulla libertà.
L’autore ripercorre due anni di vita sociale parigina partendo dalla misteriosa comparsa dei gattini gialli sui muri della capitale francese per fare la storia emozionale dell’ile-de-france, microsistema sentimentale, cuore pulsante dell’esagono, specchio così vicino e così lontano dalla vita della nazione.
Aggregazioni di persone in lotta per la libertà, risvegli, attacchi artistici, riflessioni di strada, manifestazioni.
Dalla fine del 2001 al 2003: la nevrosi delle presidenziali in cui Le Pen passò al secondo turno aprendo la strada alla “vocazione socialista” di Chirac; la manifestazione contro l’AIDS, con i campi di Marte invasi da una folla di cadaveri; l’azione concettuale degli ombrelli al Beaubourg; i nastri trasportatori di Chatelet; la sollevazione contro le prime operazioni belliche in Iraq.
Parigi come museo a cielo aperto o sommerso nei tunnel rivestiti di bianco della RATP. Parigi come città vocata alla rivolta. Parigi come immensa bande originale fatta di “attentifs ensemble” ed insolite orchestre russe.
Nella topografia stessa dela città sembra risiedere la sua tendenza all’aggregazione: dieci milioni di cuori sparsi fra i venti villaggi chiamati arrondissement. La metropolitana come sistema linfatico, riserva di incontri, d’amori e di visioni.
Le immagini ed i volti scorrono. La bellezza si rivela nel quotidiano degli sguardi, nei bambini che inseguono le luci colorate sul pavimento, nel collo bianco latte di una donna, nella fissità di una orientale sulla banchina.
Il tempo collettivo come tempo privato e vice versa, in un percorso che mostra il contemporaneo nel suo significato primario e cioé compresenza di azioni e visioni.
Nulla sfugge all’occhio amatoriale della piccola camera che fa le sue visite periodiche al gatto (reale) bolero ed al suo umano, a Strasbourg St. Denis; che verifica la sparizione dei gatti (disegnati) sui muri; che scopre i mosaici degli “space invaders” agli angoli della strada; che coglie l’anonimato degli uomini neri col palloncino rosso; che rimane puntata in terra, a ritrarre gli stencil colorati e le follie artistiche che di tanto in tanto rinnovano la pelle del cemento ed i mattoni del centro storico.
Parigi nella sua essenza di vertiginosa metropoli poetica.

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