Per farla finita col giudizio della luce (III)

scritto mercoledì 11 luglio 2007 alle 02:07

MANIFESTO ANTI-ILLUMINISTA
distruzione - fase III - copyright Daniele De Carolis www.danieledecarolis.com
Illuminismo che agisce – e storicamente ha sempre agito – con la logica della colonizzazione culturale e politica. Uno spirito di esportazione che parte dal preconcetto che la superproduzione sia buona e giusta e che au contraire le culture che per ragioni strettamente storiche non hanno raggiunto il nostro stesso livello di sviluppo siano di qualità inferiore.
Ecco allora le teorie del neo(con)evangelismo statunitense che associa alla diffusione del cristianesimo lo sviluppo e la prosperità sociale (ipotesi largamente condivisa anche in certi ambienti “laici” ebraici).

Ovunque piombi, lo schema mentale illuminista impone la sua logica idiota. Il bianco ed il nero. Le scatole, le classificazioni.
Un caso esemplare è nel pensiero ebraico del secondo Novecento.
Al di là di quello che comunemente si creda, infatti, se esiste una “questione ebraica” al mondo, essa è stata ampiamente sollecitata non dall’ortodossia religiosa ma dalla corrente razionalista, tecnocratica, illuministica del pensiero ebraico contemporaneo: il movimento sionista.
E del resto furono proprio gli ortodossi ebrei a sollevare le perplessità maggiori alla nascita del movimento politico finanziato dai Rothschild.
Apparentemente, infatti, (ma qualcuno potrebbe dare diversi lumi) per l’ebraismo ortodosso il regno di Israele si ristabilirà all’arrivo del Messia e nulla si può fare – se non adempiere ai doveri religiosi – fintanto che questi non sia giunto.
In questo caso l’ortodossia è molto più pacifica del suo speculare illuminista.

Ed ancora, nella Francia odierna, la decisione laica ed Illuminista di evitare qualsiasi segno religioso nelle strutture pubbliche rappresenta l’ennesimo scarico di responsabilità rispetto al riconoscimento delle differenze.
Dire infatti che nessuno può indossare i segni della propria religione all’interno delle strutture pubbliche ed educative dello stato laico vuol dire infatti aggirare una necessaria e problematica educazione alla differenza.
Se la libertà può essere possibile soltanto nel riconoscimento delle differenze come può pretendere di educarci alla libertà un pensiero che ha paura della compresenza delle differenze?
In altri termini: la cancellazione di qualsivoglia segno di differenza religiosa in seno alla scuola è tutto il contrario di una sana educazione alla diversità. È un igiene del pensiero. E ricordiamoci che nella medicina occidentale si pensa di curare il male eliminando una causa esteriore (o, peggio, una conseguenza) creando spesso molti più disturbi al paziente di quanti non siano i giovamenti.

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